Buon 2017

I miei auguri di buon anno a tutti voi.

Buon 2017,
amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti che passano su questo sito per caso.

A tutti voi non auguro il meglio, non auguro di realizzare i vostri sogni, non auguro la felicità un tanto al chilo, auguro solo Buon 2017.

A tutti voi auguro di avere solo problemi che sarete in grado di risolvere, discussioni e litigi che vi arricchiscano e che si concludano bene, malattie stupide e facilmente guaribili, delusioni che passino in fretta senza lasciare troppe cicatrici e rimpianti.

A tutti voi auguro di vivere un anno in più, un anno che abbia un senso, un anno che metta in ombra i problemi della vita ed esalti il vostro essere.

Ciò che vi auguro forse non è molto, però è onesto, sentito e realizzabile.

Tanti Auguri!

Pace.

buon-2017

Terremoto, buonismo e insensibilità

Oggi c’è stato un violento terremoto nel reatino che ha spazzato via paesi e ucciso persone. C’è chi si indigna se si parla d’altro, come se parlare esclusivamente del terremoto fosse una reale forma di rispetto mentre fare il proprio lavoro, nel mio caso quello del blogger, o continuare a vivere la propria vita, tolga qualcosa alla tragedia. C’è qualcosa che non va: parlare di televisione, di calcio, di politica, di gossip, o semplicemente ridere con gli amici e passare dei momenti di serenità non significa snobbare l’argomento, essere degli egoisti insensibili, insultare i parenti delle vittime, significa andare avanti. Ognuno vive la tragedia a suo modo (certo, io eviterei di farmi i selfie di fronte alle macerie o mettere una foto posata su Facebook mentre scrivo un messaggio sull’argomento) e la supera con tempistiche differenti.

Il problema è un altro, non sono io che scrivo di facezie mentre volontari e soccorritori stanno realmente facendo qualcosa per questa gente e persone di buon cuore si offrono di dare ospitalità agli sfollati. Il problema di base è il buonismo diffuso, il rituale del cordoglio, le lacrime di coccodrillo di quelli che concretamente non fanno nulla: quelli sono atteggiamenti che sanno di presa per il culo, perché capitano sovente solo quando ci sono le tragedie più veicolate mediaticamente (perché se fossero morte lo stesso numero di persone in Senegal oggi in Italia si parlerebbe solo dell’eliminazione della Roma dalla Champions).

Il lutto a comando, quello che ti porta a riciclare la frase ad effetto di disastri precedenti per ottenere qualche like in più su Facebook, è tanto utile quanto mostrare in tv le foto di bambini o gli zainetti in mezzo alle macerie (come se ci fossero morti di serie A e morti di serie B), invece di affrontare seriamente il problema, facendo domande ed esigendo di avere delle risposte.

Il lutto a comando è come una forte scossa di terremoto: dopo che è passato non rimane nulla.

Terroristi? No, criminali

Le parole sono importanti. Scegliere le parole adatte è importante. Spesso non ci facciamo caso, ma l’uso di certe parole deformano la realtà, ci spostano pericolosamente dal piano razionale a quello irrazionale. Un’esempio? L’uso della parola terrorista.

Terrorista è colui che crea terrore. Il terrore è, secondo il Vocabolario Treccani, “un sentimento e stato psichico di forte paura o di vivo sgomento in genere più intenso e di maggiore durata che lo spavento”. Praticamente il mondo Occidentale (e non solo) sta combattendo contro qualcuno che nella vita come professione spaventa pesantemente le persone.

La paura è irrazionale. Di fronte alla paura le persone fanno di tutto pur di superarla, accettando qualsiasi compromesso (e qualsiasi limitazione della propria libertà). Se hai paura sei controllabile.

Le persone che in nome di Dio commettono atroci barbarie non sono terroristi, ma criminali. Infatti, si definisce criminale “chi è colpevole di gravi delitti o manifesta delle tendenze pericolosamente antisociali” (garzantilinguistica.it).

Invece di parlare di lotta al terrorismo islamico bisognerebbe parlare di lotta alla criminalità di stampo falsamente religioso (non dimentichiamoci mai che i primi a morire per mano dei terroristi sono gli stessi musulmani).

Non esistono mostri, ma soltanto persone che fanno cose mostruose. Combattiamo le persone, non i sentimenti che ci scaturiscono. Prima, però, per indebolire questi criminali, distruggiamo il concetto di terrorismo.

Il sonno della ragione genera mostri

(cit.Goya)